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un po' di chiarezza

Il consumo della carne, in certe fasi, in varie forme, modalità e misura è un fatto storico comune a numerose specie del genere Homo, compresa la nostra, così in varie forme e modalità la predazione (organismi eterotrofi, la gran parte degli organismi è autotrofa). La domesticazione degli animali invece è un fatto che caratterizza una certa fase storica della nostra specie e nulla c'entra con la predazione (o lo scavenge). Possiamo dunque considerare la prima "naturale" e la seconda "innaturale", ossia propria ad una certa fase di pratica umana che chiamiamo civile (socialmente caratterizzata da: controllo, dominio e sterminio degli uomini sugli uomini come conseguenza del dominio della nostra specie sulla natura, ossia della domesticazione di animali - società pastorali - e piante a partire dal Medio Oriente circa 10000 anni fa). Il fatto che sia innaturale nel senso di un certo tipo di acquisizione sociale non indica di per sé un problema.

Quali problemi potrebbero sorgere?

a) La sostenibilità ecologica della domesticazione nella forma specialmente degli allevamenti intensivi.

b) La sostenibilità etica, spirituale (che richiama esperienze storiche religioso-animistiche).

Il secondo aspetto è indipendente dal primo e caratterizza una fase storica particolare di consapevolezza ecologica (nei contenuti simile a fasi storiche precedenti, appunto,) che esprime una sorta di reazione allo stato abominevole a cui abbiamo ridotto la vita su questo pianeta. Per ciò le forme di questa consapevolezza sono proprie di questa epoca (ecologia profonda, vegetarianismo e veganesimo). Essa può diventare pratica diffusa attraverso una adeguata formazione collettiva. Il secondo assunto dunque assume un carattere politico, è legato alla lotta contro apparati dominanti che hanno fatto della domesticazione un business criminale, se per crimine intendiamo la distruzione della vita senza che vi sia alcuna necessità legata alla riproduzione della nostra specie. Più in generale, allo stato attuale, sembra risultare che la nostra specie per sopravvivere debba devastare le condizioni stesse della propria riproduzione, esemplificando con ciò una sorta di stato cancerogeno, poiché il nostro vivere equivale solo a distruggere. Questo sarebbe anche un caso di scarsità indotta dal nostro sistema sociale, ma di tale portata da essere divenuta nel contempo naturale (assoluta).

L'eco-marxismo, l'eco-anarchismo e l'ecologia profonda possono così darsi tragicamente la mano.

 

28/04/014